Marvelit Presenta una nuova, fantasmagorica serie dedicata ad uno dei personaggi più celebri

LE ORIGINI DEL DR. STRANGE
di FABIO VOLINO

 

Il destino di un uomo è predestinato sin dalla sua nascita? Una domanda troppo profonda per avere una risposta esplicativa. Forse varia caso per caso, uomo per uomo. Prendiamo costui, ad esempio, il dr. Stephen Strange, ed analizziamo attentamente gli eventi che lo hanno portato ad essere dove è ora. Analizziamoli come mai è stato fatto prima d'ora.
Dicevamo di un destino già stabilito: questo non era certo il pensiero principale per Michael e Francine Strange il giorno che nacque il loro primogenito. Avrebbero nuovamente assaporato la gioia di mettere al mondo una nuova vita, grazie agli altri loro figli Victor e Donna. Ma Stephen… non seppero spiegarselo, Stephen provocò in loro una felicità particolare, incommensurabile. Tuttavia non furono i soli interessati a questo: a mezzo mondo di distanza, in Tibet, un potente stregone di nome Antico avvertì qualcosa sul piano astrale. Costui era vecchio e da tempo stava cercando un successore come Mago Supremo, la più alta carica mistica. Dopo un primo, tragico fallimento aveva cominciato ad essere più selettivo nelle sue scelte: aveva a quel tempo già un giovane discepolo di nome Karl Mordo, ma era alla continua ricerca di altri pupilli. Rimase stupito lui stesso quando avvertì qualcosa in quel neonato, in Stephen Strange, forse quel destino prestabilito cui accennavamo all'inizio. Promise a sé stesso che avrebbe tenuto d'occhio questo ragazzo nato in Pennsylvania.
La gioia di Michael Strange durò poco, poiché per lui ciò che contava veramente era la sua carriera di medico: raccomandazioni e nepotismo gli avevano sempre negato una meritata promozione a primario e lui scaricava la sua frustrazione sulla sua famiglia, che sopportava in silenzio. Un giorno, il giorno del suo compleanno, lo accolsero con canti di gioia ed una torta. Lui la gettò a terra irato:"Dov'è il profitto in tutto questo?" fu la sua esclamazione. Donna iniziò a piangere, ma lui se n'era già andato. Stephen non seppe cosa pensare. L'Antico si limitò ad osservare.
Passarono un paio d'anni, arrivò l'estate. Stephen Strange aveva undici anni. Donna stava andando in giro coi pattini quando ebbe una brusca caduta e rimase ferita ad un polpaccio. Lui le fu subito accanto e, tranquillizzandola con dolci parole, le fece una fasciatura improvvisata basandosi su quanto gli aveva detto suo padre. Stephen infatti, con grande apprezzamento da parte di Michael, aveva iniziato ad interessarsi alla professione medica. Questo dunque fu il suo primo contatto con quella che sarebbe stata la sua futura attività. E fu un successo. L'Antico osservò tutto ed annuì compiaciuto.
Con Victor invece i rapporti non erano così idilliaci, come a volte capita tra fratelli. "Quella palla è mia, Victor" disse un giorno Stephen.
"Per niente. L'hai buttata nel nostro garage e non l'hai più usata, significa che non ti interessa più. Dunque adesso è mia".
Stephen Strange doveva ancora diventare un fine oratore, dunque passò subito dalle parole ai fatti. Ci fu una rissa, sedata a fatica da loro madre. Quando Victor accusò Stephen di aver cominciato per primo, lui negò e lanciò a sua madre uno di quegli sguardi a cui la donna non sapeva resistere. Col risultato che Victor venne messo in punizione e più tardi Stephen gli bucò il pallone, per assicurarsi che non potesse più giocarci. L'Antico osservò tutto e stavolta non rimase compiaciuto.
Perché Stephen era un ragazzo intelligente ed aveva capito i problemi di suo padre. Nemmeno lui voleva farsi mettere i piedi in testa, soprattutto dai suoi fratelli minori che pensavano solo a giocare e a divertirsi. Che ne sarebbe stato della famiglia se Michael se ne fosse andato? Dunque Stephen completò in fretta gli studi liceali ed entrò con un anno di anticipo all'università di medicina. Un evento che coincise col giorno del suo diciottesimo compleanno. Sua madre ed i suoi fratelli organizzarono una festa in suo onore, ma quando Stephen vide la torta si ricordò di una scena analoga. Così gettò a terra la torta:"Dov'è il profitto in tutto questo?" urlò andandosene. Stavolta Donna non pianse, ma giurò che non gli avrebbe più rivolto la parola, almeno fino a quando non sarebbe tornato il fratello che era un tempo. Tenne fede alla sua promessa. Per un anno.
Perchè l'anno successivo accadde il primo, tragico evento della vita di Strange. Di ritorno dall'università per un weekend, decise di rinsaldare i rapporti con sua sorella. Gli dissero che stava nuotando in un laghetto nelle vicinanze, lui quasi corse per poterla vedere. E fece bene a correre. Poiché non appena arrivò Donna fece appena in tempo a notarlo, poi le venne un crampo ed affondò. Stephen non perse tempo: si gettò in acqua e cercò sua sorella per svariati minuti. Inutilmente. Era come svanita nel nulla.
Poi gli eventi si susseguirono a ritmo quasi vertiginoso: dapprima morì sua madre, poi suo padre. E quello che per Stephen fu un tremendo dolore divenne una rabbia cieca quando alcuni anni dopo seppe che suo padre sarebbe potuto guarire, solo che la medicina era stata bloccata da una ditta farmaceutica. Il ragazzo era deciso a far sì che una cosa del genere non si dovesse mai più ripetere e lo giurò davanti alla tomba di suo padre. Si trasferì così in una più prestigiosa università, dove si laureò in breve tempo col massimo dei voti. Era il primo del suo corso perchè si era lasciato alle spalle tutto, anche il ricordo dei suoi cari. Per lui contava solo la carriera. Nessuno dunque venne a vedere la cerimonia di assegnazione della laurea, ma Stephen non se ne crucciò: il suo vero modello di vita era suo padre e ne avrebbe seguito l'esempio. L'Antico iniziò a mostrare segni di preoccupazione.
Grazie alle sue referenze, Stephen Strange entrò al General Hospital di New York e si gettò a capofitto nel lavoro. In breve, grazie alla sua indubbia competenza, scalò tutte le gerarchie, arrivando ad un passo dal ruolo di primario. C'era però in quella posizione Frank Michelsen, un medico serio, competente e, la cosa peggiore, giovane. Stephen avrebbe dovuto aspettare decenni per avere quel posto che gli spettava… oppure trasferirsi in un altro ospedale, altrettanto prestigioso. No, decise alla fine, non si sarebbe tirato indietro di fronte a questa sfida. Che vinse con mezzi sporchi: pagò un investigatore privato e scoprì che Michelsen era assediato da alcuni spietati usurai per via di debiti di gioco. Lui si offrì di pagare metà del suo debito, purché rinunciasse al suo ruolo di primario e lo desse a lui. Michelsen, preda della disperazione, accettò. Saldati i suoi debiti, si trasferì a Los Angeles e nessuno sentì più parlare di lui. Stephen Strange, invece, era diventato una celebrità ed il profitto tanto bramato da lui e da suo padre finalmente era alla sua portata. Ma nel raggiungere ciò aveva messo da parte la sua umanità, seppellita di fronte alla dura realtà. E di quella promessa fatta sulla tomba di suo padre non c'era più traccia. L'Antico era sempre più preoccupato ed aveva ragione di esserlo visto quel che accadde dopo.

"Fatto. Il paziente vivrà, il che risolve il problema riguardo a chi spedire la fattura. Un altro assegno a cinque cifre per il mio conto bancario".
"Dottor Strange" disse un'infermiera "Volevo solo dirle che è stato un onore assisterla…".
"Lasci perdere, ho un appuntamento col mio agente di borsa".
"Ma io… sì, dottore".
Denaro, ricchezza, fama… tutto questo era suo. Eppure, per quanto gli procurassero piacere, non si sentiva del tutto soddisfatto. Sentiva che mancava qualcosa alla sua vita, ma non riusciva a capire cosa. L'Antico decise di intervenire per la prima volta.
"Cosa vuole lei? Come è entrata nel mio ufficio?".
"Le chiedo scusa, Dr. Strange. Sono Sonja Martin di Medici Senza Frontiere. Volevo chiederle se è interessato a compiere un viaggio in Tibet, per portare assistenza alle persone più sfortunate…".
"Cosa vuole che me ne importi di loro? Non sono certo in grado di paga…". Poi il suo volto si contrasse in una smorfia indecifrabile. "Io… le chiedo scusa e per farmi perdonare accetterò la sua proposta".
Una settimana dopo era in una terra di cui aveva sentito parlare solo alla televisione. Ogni giorno per lui era un'agonia, era un profitto mancato, eppure non riusciva ad andarsene, c'era qualcosa, qualche forza sconosciuta che lo tratteneva. Un giorno gli venne presentato un caso disperato e lui scosse la testa.
"Troppo tardi. La gamba di questo bambino è già andata in cancrena. Morirà entro pochi giorni".
L'interprete fece fatica a tradurre la frase alla madre del bimbo, poi chiese:"Potremmo magari dare qualche sedativo?".
"Per cosa? Per alleviare inutilmente la sua sofferenza? È già morto, non lo capisce?".
La madre non ebbe bisogno della traduzione: diede uno schiaffo a Strange, si riprese il suo bambino e disse qualcosa andandosene.
"Scommetto di essere stato appena insultato" disse il primario.
"No" rispose l'interprete "Ha mormorato qualcosa a proposito di un certo Antico. Ha detto che lui avrebbe guarito il suo bambino".
"Antico? Il solito santone new age che promette guarigioni miracolose ed impossibili. Provo pena per persone come lui e per quelli che si affidano a lui".
Il periodo in Tibet terminò e Strange tornò nella sua affollata metropoli: ma per quanto tentasse di liberarsene, un termine continuava a tornargli alla mente. Antico. Il suo carattere però non era migliorato.
"Un'opera di carità? Lei sta di certo scherzando, Dr. Benton. Queste sono le mani più abili che la medicina abbia mai visto: non toccano nemmeno un cerotto a meno che non ci sia del denaro in ballo".
"Però pensavo che in questo caso… ha anche partecipato ad una spedizione di Medici Senza Frontiere".
"Forse non avrei dovuto essere così frettoloso. Potrei accettare di aiutarla nel suo progetto di ricerca, per una paga ridotta, se lei accetta di dare il mio nome a tutte le cure che scopriremo".
"Temo che i suoi onorari siano fuori dalla mia portata, Dr. Strange. Ma forse cambierà idea… il giorno in cui si riunirà alla razza umana".
In quel momento il telefono squillò e Strange rispose. "Pronto? Ah, Mrs. Van Hausen, aspettavo la sua chiamata. Se vuole scusarmi, Dr. Benton…".
"Certo, me ne stavo andando".
"Ora possiamo parlare più liberamente, mia cara. Un party stasera presso la sua villa? Sarò felice di parteciparvi".
Qui le memorie diventano dolorose, piene di veleno pungente. Qui la vita del Dr. Strange cambia totalmente.
"Mrs. Van Hausen è una delle donne più ricche della città e tutti sanno che vuole fare una liposuzione alle labbra" pensò Strange quella sera mentre sorseggiava il suo quarto drink "Se sceglie me come suo chirurgo, spargerà la parola ed avrò presto la mia quota di clienti ricchi. Altro profitto. Devo accontentarla, non deluderla".
"Dr. Strange, venga qui" le disse Mrs. Van Hausen portandolo in una stanza appartata "Voglio farle provare qualcosa di nuovo, di eccitante". La donna sparse una polverina bianca sul comodino.
"È quello che penso che sia?" chiese Strange.
"Certo. La provi, sono sicura che le piacerà".
Non doveva deluderla, altrimenti nessun cliente ricco avrebbe bussato alla sua porta. Non ci sarebbe stato profitto. Così Strange prese una sorta di piccolo tubicino ed inspirò: un turbine di emozioni e sensazioni selvagge lo assalì. Il suo successivo ricordo lo vide alla guida della sua auto. In quel momento l'Antico scrutò nel suo futuro e vide una vita di depravazione, che si sarebbe bruscamente conclusa pochi anni dopo in un sozzo vicolo. Un percorso il cui primo mattone era stato gettato in quella sera. Non poteva perdere una risorsa così importante, doveva riportare a galla la sua umanità, quella dolcezza che aveva mostrato quando aveva curato sua sorella o aveva offerto una carezza di conforto a sua madre o si era preoccupato per le sorti di suo padre. E per farlo doveva far sì che tutta la precedente esistenza di Stephen Strange venisse cancellata: una decisione difficile ma inevitabile da prendere.
Il cielo era chiaro, la strada era appena bagnata, la mente di Strange era offuscata. Tuttavia sarebbe comunque riuscito a tornare integro a casa sua. Qualcuno, però, gli fece prendere una svolta sbagliata. Cadde da un dirupo e venne sbalzato fuori dalla sua auto: per quello che apparve come un attimo fuggente ed allo stesso tempo un'interminabile eternità, Strange si sentì catturato in un vortice irresistibile, dove non esisteva gravità. Ed in quel vortice gli apparve all'improvviso un volto: una persona anziana, con una folta barba bianca, che lo chiamava a sé. Strange non lo aveva mai visto in vita sua, eppure era come se lo conoscesse da sempre.
L'istante successivo il suo corpo colpì il terreno con forza devastante: ed il chirurgo che traeva profitto dall'angoscia altrui conobbe per la prima volta il vero significato della parola dolore. Quando riprese i sensi, una drammatica notizia lo accolse. "Lei è un dottore, dunque comprenderà quello che le dico. Le abbiamo salvato la vita, ma non potrà mai più effettuare un'operazione".
Con una forza e velocità che non immaginava di possedere, Strange afferrò il colletto del suo collega. "Di cosa stai parlando, idiota? Se le mie mani sono rimaste ferite in modo permanente, come posso fare questo?".
"Certo, sembra vada tutto bene… ma trovi a tenere saldamente un bisturi in mano. I nervi sono rimasti seriamente danneggiati, oltre ogni speranza di recupero".
Strange non si fidò ed effettuò personalmente dei controlli: scoprì con angoscia che era tutto vero. Ed in quel momento prese una fatale decisione.
"Vuole dire… che abbandona per sempre la pratica della medicina? Ma non c'è bisogno di un simile spreco. Può operare come consulente, come assistente di un altro chirurgo".
"Stephen Strange non assiste nessuno. Abbandono per sempre la pratica della medicina".
Parole dettate dall'orgoglio, ma tuttavia nei mesi che seguirono Strange fu costretto ad ammettere un'amara verità, quando il telefono smise di suonare: era la medicina ad aver abbandonato lui. "Ho speso ogni cent che avevo per costose operazioni, nella vana speranza che una di esse avrebbe ripristinato le mie capacità. Tuttavia, anche se apparentemente non sembra esserci nulla di sbagliato, la fermezza, la delicata abilità di cui ha bisogno un chirurgo… tutto è per sempre scomparso. Dunque ecco Stephen Strange, un uomo che ha fatto fortuna con due mani talentuose, solo per vederla svanire in un singolo secondo, lasciandolo con un pugno di mosche. Perché io? Perché non qualcun altro? Chiunque altro? Perché?". Nel lontano Tibet, un uomo conosceva la risposta a queste domande.

Solo, senza un soldo, Stephen Strange divenne un vagabondo senza scopi, una vista familiare sui moli offuscati dalla nebbia. Una nebbia che ogni tanto sembrava diradarsi, per rivelare all'ex chirurgo l'immagine di quel vecchio. Quell'immagine che non lo abbandonava. Finché un giorno, in un bar, l'uomo udì un discorso tra due marinai provenienti da Singapore.
"Sì" disse uno "Ho sentito parlare di un vecchio strambo chiamato l'Antico".
"Antico? Ma è quella persona di cui mi aveva parlato quella donna…".
"Dice di poter curare di tutto, dallo scorbuto in su. Ma è solo una leggenda, nulla più".
"Forse è così" disse l'altro "Però questo tipo che ho incontrato mi ha giurato che l'Antico fa uso della magia e lo ha curato dalla sordità. Almeno così mi ha detto".
"L'Antico" pensò Strange "Già troppe volte ho sentito parlare di lui. Anche su Internet ho trovato molti siti incentrati su di lui. Ed in ogni leggenda c'è sempre un fondo di verità. Forse lui può aiutarmi, può curarmi dalla mia condizione. Così gliela farò pagare a tutti i miei colleghi per la loro ingratitudine, riavrò l'uso delle mie mani". L'Antico constatò con soddisfazione che il percorso da lui predisposto stava volgendo al termine, tuttavia ora arrivava la fase più difficile. La fase in cui Stephen Strange avrebbe dovuto ritrovare sé stesso.
Vendendo le sue ultime proprietà, l'ex chirurgo comprò un biglietto aereo e, una volta giunto in Tibet, andò casualmente a scontrarsi con un ragazzino. Lo stupore lo colse quando vide che era quello stesso bambino che alcuni anni prima si era rifiutato di curare. Ed eccolo lì, che correva pieno di gioia. Ma la sua gamba era in cancrena! Sì, questa era la prova definitiva dell'esistenza dell'Antico.
Pochi giorni dopo, Strange vagava per le ampie ed innevate distese dell'Himalaia: da alcune storie e testimonianze che aveva raccolto, aveva individuato la locazione approssimativa del tempio dove dimorava l'Antico. Procedeva con sicurezza, affondando i piedi nella neve e non sentendo il freddo: nella sua mente non esisteva la prospettiva di un fallimento. Ad un tratto una violenta tempesta di neve lo avvolse.
"Devo andare avanti, a qualsiasi costo. Se torno ora indietro, non ho nulla per cui valga la pena vivere. Nulla. Una simile tempesta potrebbe andare avanti per giorni, settimane. Devo trovare un rifugio o non avrò alcuna speranza di sopravvivere".
E quando la disperazione stava ormai per sopraffarlo, la neve turbinante sembrò per un momento farsi da parte. E rivelò qualcosa. "Là davanti, emerge dal fianco della montagna. Può essere solo il leggendario tempio dell'Antico… oppure è un miraggio. Deve essere il luogo che cerco, altrimenti sono finito…. No, non è un miraggio, sono salvo: ma perché avverto un timore indescrivibile al pensiero di entrare? Sono un uomo di scienza oppure una preda della superstizione? Strano, ci sono molte torce, eppure un angolo della stanza rimane totalmente oscuro. Non riesco a vedere…".
Ed in quel momento, chiara e decisa, emerse una voce. "Esistono molti modi per vedere oltre agli occhi, uomo del mondo occidentale, e più cose da apprendere di quanto la tua vantata scienza possa insegnarti".
"Questa voce, chi…".
Improvvisamente lingue di fuoco si levarono da un pozzo e la loro luce abbagliante rivelò una figura avvolta da una cappa, seduta su un trono di pietra. "Sono io che faccio le domande, viandante, e sei tu quello che fornirà le risposte. Parla, Stephen Strange! Quale missione ti porta in questo luogo di silenzio?".
"Tu conosci il mio nome? Allora sai anche il motivo per cui ho viaggiato sin qui: esigo di vedere colui che viene chiamato Antico… subito!".
"Esigere? Chi sei tu per dare ordini a colui che ha vissuto per secoli innumerevoli? Perché io sono la persona che cerchi, io sono l'Antico. E vedo davanti a me un uomo che deve ancora dimostrarsi degno del potere della mia magia".
"Non puoi trattarmi come se fossi un bambino piagnucoloso. Un tempo ero il più grande chirurgo del pianeta e posso esserlo ancora col tuo aiuto, altrimenti…".
L'Antico si alzò dal suo trono e puntò un dito contro Strange. "Fermo. Da tempo immemore non viene commesso un atto di violenza qui dentro. Nessuno può sollevare un dito contro colui che è il Maestro delle Arti Mistiche".
Incurante, Strange si lanciò in avanti. "Non sono venuto qui perché credo alla magia, vecchio. Sei un imbroglione, qualche falso mago che conosce erbe rare e sacre. Ma io voglio condividere quella conoscenza".
Pronunciate queste arroganti parole, l'ex chirurgo iniziò ad avvertire una strana, improvvisa assenza di peso. E scoprì con suo stupore… "Mi stai tenendo immobilizzato, sospeso in aria, con un semplice gesto della tua mano. È incredibile!".
"Tutto può sembrare incredibile, uomo del mondo occidentale, a colui che non è in grado di capire".
Nel calare lentamente Strange a terra, l'Antico calò anche il suo cappuccio rivelando il suo volto. Quel volto che Strange aveva visto nella sua visione poco dopo l'incidente: un flash che passò in un lampo nella sua mente ancora ottenebrata da rigide convinzioni scientifiche. "Deve essere stata una sorta di ipnosi, sì, è così".
"Credi a quello che vuoi, figliolo. Nondimeno, la tempesta di neve che anche ora circonda questo tempio ti costringe a rimanere mio ospite. Forse quando si sarà sciolta vedrai le cose in modo differente".
"Vecchio truffatore, non tentare di impressionare Stephen Strange con i tuoi patetici trucchi: se intendi farmi pensare che sia stato tu a causare quella tempesta caschi male".
"Non voglio convincerti di nulla, amico mio. Sarai piuttosto tu a dovermi dimostrare che le tue motivazioni non sono dettate dall'egoismo. Ed ora lascia che ti presenti il mio allievo: Mordo".
Al richiamo dell'Antico, entrò un uomo dal portamento fiero e lo sguardo di ghiaccio e fissò Strange con malcelato disprezzo.
"Questo suo sguardo freddo, quasi folle" pensò l'ex chirurgo "Come se vedesse in me un futuro nemico. Ma è ridicolo, sono venuto qui solo in cerca di una cura e nulla più".
Anche l'Antico osservò attentamente i due e dentro di lui era certo che un giorno non troppo lontano sarebbero divenuti acerrimi nemici: due ego troppo forti, due personalità troppo prevaricanti, ma uno di loro avrebbe dimostrato intenti benevoli. Il mago era praticamente sicuro che tale persona si sarebbe rivelata essere Strange, però il primo incontro avuto con lui lo aveva deluso. Tutta quella fatica, quei piccoli accorgimenti al destino… ed era ancora l'uomo di un tempo. Come farlo cambiare?

Nei giorni che seguirono, Strange si sentì come un prigioniero: la tempesta di neve non cessava, non aveva più visto l'Antico dal suo primo incontro e Mordo non era esattamente la migliore delle compagnie. Decise comunque di andare a parlargli, per capire chi fosse veramente l'Antico. Ma una volta sulla soglia della sua stanza, un brivido freddo percorse il suo corpo: Mordo stava effettuando un rito. Un rito malvagio.
"Accetta la mia offerta di incenso, Temuto Dormammu" esclamò Karl Mordo "Che il vecchio sciocco assapori il tuo tocco di morte, il pungolo del tuo odio. Questa è l'invocazione di Mordo, il tuo più fedele discepolo".
"Dormammu?" esclamò Strange "Non ho mai sentito questo nome prima d'ora eppure mi riempie di paura. L'Antico viene minacciato dal suo stesso allievo, devo avvertirlo".
Ma venne notato da Mordo prima di poter compiere un passo e, dopo un semplice gesto della sua mano, Strange iniziò a sentire un tremendo dolore che penetrava fin nel suo cervello.
"Vedi come è semplice per me fermarti?" disse Mordo "Solo un altro incantesimo e la minaccia che rappresenti avrà fine. L'Antico non mi dice nulla, ma so quanto conti per lui, dopo tutti gli sforzi che ha fatto per portarti qui. Ascoltami ancora una volta, Dormammu: che i Vapori di Valtorr realizzino i miei voleri. Fa sì che le labbra di questo cane occidentale rimangano per sempre sigillate, di modo che io sia libero di compiere il tuo volere".
Improvvisamente una sorta di morsa d'acciaio comparve sulla bocca di Strange, che si ritrovò nell'impossibilità di parlare. Ma non di pensare. "Mordo è tornato ai suo incantesimi: se lui possieda il potere della magia nera o mi abbia in qualche modo ipnotizzato ora non importa. Intende far del male all'Antico e solo io posso fermarlo: andrò dall'Antico e lo avvertirò prima che sia troppo tardi".
Ironicamente, Strange tornò in quel momento l'uomo che era un tempo. E tutto grazie ai suoi due più acerrimi nemici. Perché lui era un chirurgo e compito dei chirurghi era salvare le vite. Rivide suo padre in quel momento: no, non ci sarebbe stato profitto in quel che avrebbe fatto da ora in poi, ma il profitto aveva ammazzato suo padre. Lui poteva, doveva salvare una persona. Come aveva fatto con Donna, quell'estate di tanti anni fa. Quell'estate in cui l'Antico aveva fatto la sua scelta.
Quando però Strange arrivò nel Sancta Sanctorum del Mago credette di essere giunto troppo tardi: già delle sinistre fiamme avvolgevano il corpo dell'Antico. "Allora è vero, la magia nera esiste e può essere usata per distruggere quanto di buono c'è al mondo. Devo oppormi ad essa: forse non riavrò più l'uso delle mie mani. Ma adempirò ancora al mio giuramento di salvare delle vite".
"Sparite, forze dell'oscurità!" esclamò in quel momento l'Antico "Per il potere dell'onniveggente Vishanti vi ordino di sparire!".
In una frazione di secondo le Fiamme delle Faltine svanirono nel nulla. "Ha vinto la sua battaglia" pensò Strange "Con la semplice forza di volontà. Però i miei occhi notano anche la sua debolezza e non posso dirgli che il suo nemico è Mordo… Aspetta! Il suo incantesimo mi impedisce di tradirlo, ma se usassi altre parole?".
E Strange trovò quelle più adatte. "Antico, chiedo un favore, anche se sono totalmente indegno di riceverlo. Voglio studiare accanto a lei, apprendere la conoscenza delle arti mistiche che lei padroneggia".
"Tra un momento avrai la tua risposta, ma prima osservati allo specchio". Strange lo fece e con suo stupore vide che non c'era alcuna placca d'acciaio attorno alla sua bocca. "La mente, figliolo, è il dominio più reale che esista. Colui che la controlla, controlla la stessa anima del suo possessore. Ed ora perché tu possa parlare liberamente ti libererò delle ultime vestigia dell'incantesimo di Mordo: lui sa molte cose, ma non sa tutto".
"Lei sapeva dell'incantesimo di Mordo?".
"L'allievo non ha segreti per il suo maestro, figliolo. Ma anche se Mordo è malvagio, preferisco tenerlo qui dove posso tenere sotto controllo il suo comportamento sconsiderato. Un giorno, quando me ne andrò, sarà compito tuo affrontarlo, se desideri ancora diventare il mio discepolo".
"Certo, Antico, ora più che mai".
"Allora ho ritrovato il vero Dr. Strange. Finalmente".

Fu quello il primo incontro di Stephen Strange col mondo della magia. E non fu certo l'ultimo. Anni dopo terminò il suo apprendistato al fianco dell'Antico per tornare nel mondo occidentale e stabilirsi nel Greenwich Village di New York, al 177/A di Bleckeer Street. Per molto tempo il suo nome venne solo sussurrato nelle ombre, mentre il mondo assisteva alla nascita di nuovi straordinari esseri. Strange invece stava lontano dalle luci della ribalta, perché i suoi nemici spesso non appartenevano al pianeta Terra. Minacce come Incubo, Aggamon, Dormammu, Umar, i Senza Mente, sarebbero capaci di far crollare le più salde certezze dell'umanità.
Tuttavia il suo più grande avversario si rivelò essere proprio quel Barone Mordo che aveva incontrato al monastero dell'Antico. Una volta costui si alleò nuovamente con Dormammu e più potente che mai ferì gravemente il suo ex mentore. Strange capì allora che c'erano forze superiori alle minacce che affrontava, forze che regolavano le leggi dell'Universo. Una di queste forze era Eternità, che gli fece capire che poteva sconfiggere sia Mordo che Dormammu usando semplicemente la sua forza di volontà. E Strange lo fece, in quella che fu una delle sue vittorie più memorabili. E per ironia del destino alla fine Mordo perì per mano di sua figlia Astrid, proprio per salvare la vita di Strange: si riunì allora con l'Antico, defunto qualche tempo prima per debellare la mostruosità che ha nome Shuma-Gorath.
Strange invece è rimasto saldo al suo posto: certo, ha avuto alcuni momenti difficili come tutti. Ma questo non gli ha impedito di trovare una compagna fedele in Clea. Con la quale attualmente vive nella ribattezzata Dimensione di Luce, dopo aver affidato al suo alleato Rintrah il ruolo di Mago Supremo. Ed oltre a questo la malformazione alle sue mani è stata curata. Ma molti sono i pericoli che pendono sull'umanità ignara e ben presto Strange dovrà affrontarli. Perché lui tiene ancora fede al giuramento che fece tanto tempo fa: salvare le vite. Qualunque vita.

FINE

Note dell'Autore: E finalmente anche il Dr. Strange, uno dei più importanti personaggi della Marvel, ha l'onore di una sua serie personale! Ci sono voluti più di cinque anni, ma con la pazienza si ottiene tutto. Soprattutto è bello veder finalmente sfruttato il lato mistico di questo universo narrativo, così pieno di idee e personaggi (qualcuno potrebbe ribattere che serie che fanno questo già ci sono ed io ribatto a mia volta dicendo che non escono da secoli. Perchè certi autori poltroni non si danno mai una mossa?). Ringrazio i miei mentori Stan Lee, Steve Ditko e Roy Thomas per avermi ispirato tutte le storie che vedrete da questo momento in poi (quindi sapete cosa vi aspetta). Che bello sentirsi un "piccolo" Brian K. Vaughan.